sabato 16 aprile 2016

Recensione: INTERMENT "Scent of the Buried"
2016 - Pulverised Records




Gli INTERMENT (nati dai resti mortali dei Beyond) emergono nuovamente dal buio come i miti degli Dei scomparsi e poi risorti. Una storia segnata da varie vicissitudini quella del gruppo di Johan Jansson e Kennet Englund, ma non per questo meno interessante di tante altre, soprattutto se si fa riferimento al percorso artistico di tutti quei musicisti assolutamente intoccabili che, sul finire dei gloriosi anni ottanta, gettarono le fondamenta per il death metal svedese, diventato poi genere di culto nei decenni successivi. Già dal precedente album in studio "Into the Crypts of Blasphemy" (dato in pasto ai cannibali dell'underground nel 2010, dopo cinque demo e il primo split con i Funebrarum), si capiva chiaramente la caratura degli Interment, oggi confermata da "Scent of the Buried". Non meravigliatevi, perciò, se vi troverete travolti da un lavoro bestiale da mozzare il fiato. L'attacco eloquente di "Death and Decay" (la traccia di apertura) non fa prigionieri. L'impeto irrefrenabile dei nostri scatena una tormenta di ira iconoclasta che può far tornare in mente l'essenza furibonda dei tanto compianti Dismember. Buon sangue non mente, mai. Da sottolineare anche la straordinaria fluidità con cui scorrono i dieci pezzi, nonostante la presenza di una ferrea attitudine stilistica. Il processo creativo non si è fermato, ma allo stesso tempo la formazione scandinava ha scartavetrato e ridipinto per bene lo stesso materiale che dura ormai dai primi anni novanta. Tutto passa dalle mani esperte dei veterani di guerra. Sempre e comunque. Massimo Rispetto!

Contatti: 

interment666.bandcamp.com/scent-of-the-buried
interment.se
facebook.com/interment 
pulverised.net 

SONGS: Death And Decay, Sinister Incantation, Chalice Of Death, Repugnant Funeral, Scent Of The Buried, Rise Of The Dead, Unholy Upheaval, Dawn Of Blasphemy, Skullcrushing Carnage, Nailed To The Grave